Tableaux vivants

MAURIZIO FRULLANI

 

14 apr – 26 mag 2018
spaziotrart, viale xx settembre 33 – Trieste

Fotografie nate dalla passione per la composizione di una scena, dallo studio e conoscenza di miti e di leggende, da una capacità tecnica superba e da un inconfutabile senso estetico che gli permette di trasformare un’idea in bellezza.
C’è Kronos, il più giovane dei Titani, che inghiotte i figli – identificato anche con il dio del Tempo, colui che divora le cose che lui stesso ha generato – figurato come un ufficiale di un fantomatico esercito con l’elmo calcato sulla testa e un enorme orologio senza lancette alle spalle, come se il tempo in realtà non esistesse. Tra le mani il Sole24ore.
Ancora Gea, la dea madre, genitrice di tutti gli esseri viventi nel momento del trapasso. Quindi Priapo dio greco simbolo dell’istinto sessuale maschile, immaginato come un vecchio intento a guardare con un sestante la bellezza lasciva di una donna accomodata su una vecchia poltrona. Icaro è un infante nella sua carrozzina ninnato dal padre Dedalo e dalla madre Naucrate, mentre tiene con entrambe le mani l’ala di cera costruita dal padre. Un sassofonista tributa gli onori alla veglia funebre del Minotauro, il mitico essere metà uomo e metà toro, custode del labirinto di Cnosso. E Ippolita, regina delle Amazzoni è pensata come una donna ferita, senza la gamba destra e con il seno tagliato per poter scagliare le frecce dall’arco.
Poi le storie bibliche e cristiane. Fiat Lux dove Dio prova a creare la luce attraverso la forza del pensiero, Giona che alla faccia della balena è rappresentato con un cappello da marinaio mentre finisce di pulire la lisca di un tonno con la testa di mucca e i corni d’ariete. San Sebastiano trafitto adagiato su una poltrona da barbiere.
Ci sono anche le Valchirie, le guerriere inviate da Odino, re degli dei nordici, nei luoghi di battaglia a incitare alla pugna, in sella a vecchie biciclette.
Cenerentola nel suo boudoir intenta a scegliere la forma di “scarpetta” adatta al principe… E infine la Baba Yaga, decrepita incantatrice-strega delle fiabe russe, dotata di poteri sovrannaturali, vestita con un abito nero, un cesto al posto del cappello e un magnifico barbagianni appollaiato tra le mani.
Dodici tavole, dodici quadri teatrali in cui la meraviglia ci coglie di sorpresa lasciando spazio alla nostra immaginazione sospesa tra la memoria e il piacere della visione. Più due fotografie il cui soggetto è il Fiore, unica macchia di colore.
E, come scrive Guido Cecere, nel testo in catalogo: “Certo è che alla fine ci si rende conto di essere di fronte non solo a immagini fotografiche, ma a vere e proprie “opere” capaci di portarci fuori dalla realtà e farci viaggiare con la fantasia in altre immaginarie dimensioni temporali e spaziali: proprio quello che i veri artisti sanno fare col loro lavoro!”

Date

14 Aprile 2018

Category

2016 | 2020, Mostre

Top