Monica Denevan
18 novembre – 10 dicembre 2022
trart, viale xx settembre – Trieste
Monica Denevan vive a San Francisco e qui lavora come fotografa, ma è il Myanmar il suo luogo del cuore, per il fascino dei suoi paesaggi e la gentilezza degli abitanti di questo paese dalla storia travagliata.
Nasce così il progetto Songs of the River: Portraits from Burma, incentrato sull’incontro con le persone che abitano il fiume Irrawaddy (chiamato Fiume Madre), che attraversa da nord a sud tutto il Paese collegando Mandalay a Bagan.
Lontano dal brusio delle grandi città e dai circuiti turistici, Monica viene accolta dalle famiglie autoctone diventandone parte integrante, condividendo la quotidianità e trovando qui una seconda casa. I pescatori al fiume, le donne nei campi, i bambini che vanno a scuola, tutti cominciano a conoscere la fotografa californiana e ad accoglierla nelle proprie vite. Da questa intimità prendono forma i suoi scatti, frutto di un lavoro lungo anni. Scatti in cui gli abitanti delle rive del fiume, ormai amici, si prestano a diventare modelli e ad inscenare quello che l’artista ha in mente.
Con la sua reflex Bronica medio formato, Monica ricrea un mondo di figure eleganti e geometriche, crea spazi dove le figure umane inscenano danze, che, anche se immortalate in una frazione di secondo, trasmettono un nitido senso di movimento, riportando alla mente di chi le ammira le ballerine dei quadri impressionisti di Degas o le torsioni dei corpi in movimento di Richard Avedon.
Lo spazio del fiume diventa per Monica un palcoscenico dove dirigere i suoi esili ed eleganti attori, ricordando, come nota l’artista, gli antichi sfondi fotografici di inizi ’900.
La sua fotografia rientra in quella che viene denominata staged photography, mise en scène, o più semplicemente “messa in scena”. Una fotografia caratterizzata da “un modo di relazionarsi del fotografo rispetto al visibile, inteso come luogo di elaborazione dell’illusione, dell’artificio, della fabula, piuttosto che come qualcosa di ‘oggettivamente’ registrabile attraverso il mezzo tecnico”, come da definizione Treccani.
Nelle sue immagini ritroviamo reminiscenze delle figure e delle ambientazioni del finlandese Arno Rafael Minkkinen o dell’americano Herb Ritts, ma anche di lavori di fotografi più recenti, come i militari dell’israeliano Adi Nes.
L’obiettivo di Monica non è raccontarci le vite dei suoi soggetti né tantomeno documentare un periodo storico. Al contrario, la fotografa dà sfogo alla sua immaginazione ricreando delle scene, dei quadri, regalandoci con le sue immagini evocative suggestioni di luoghi lontani.
Sono immagini in cui la composizione scenica dall’armonia perfetta, incontra il gusto glamour della fotografia di moda, dove la stasi dei luoghi è accarezzata dal movimento di corpi sinuosi e le ambientazioni essenziali, a tratti metafisiche, trovano completamento in soggetti dalle pose colme di drammatica intensità. Il tutto viene poi impresso in preziose stampe, uniche, create ossidando i sali d’argento sotto la luce dell’ingranditore nella sua camera oscura di San Francisco.
Trart – 18 novembre – 10 dicembre 2022
Orari da martedì a sabato 17.30 – 19.30
Mostra a cura di Giacomo Frullani e Federica Luser