Opere di Erdiola Mustafaj, Roberto Amoroso, Francesca Musig e Greta Pllana
brossura, 24 pp.
edizioni trart, 2020
È sottilissimo, quasi invisibile, il filo teso tra Erdiola Mustafaj, Roberto Amoroso, Francesca Musig e Greta Pllana. Lo ha notato e messo in evidenza Iva Lulashi, pittrice e qui curatrice che ha saputo coinvolgere e stimolare i 4 artisti a mettersi in gioco.
Esso lega e annoda le loro realtà alla nostra in bilico tra memoria, assenze, pause, contaminazioni e proiezioni mentali.
Colpisce l’urgenza e la necessità che hanno di cercare luoghi, persone, oggetti o semplicemente segni, tracce, ombre di essi, che creino geometrie mentali tali da ricucire passato e presente.
Agire sulla memoria, la memoria involontaria, quella della madeleine di Proust per intenderci, permette loro di rievocare sensazioni ed emozioni profonde legate alla sfera più intima e personale.
Mentre un tempo gli artisti cercavano un altrove, in un periodo di disorientamento come quello attuale, la necessità è ritrovare l’origine individuale, il luogo di riferimento dove potersi riconoscere, non la fuga in spazi diversi, ma un salto temporale che cucia connessioni.