I locali storici sono il tessuto connettivo di una città, il substrato vitale che innerva gli spazi urbani, dà loro un senso e una prospettiva. Perché i locali storici non sono solo i depositari di una memoria, ma il prolungamento di una vitale necessità: un luogo dove andare e tornare, un posto familiare il cui nome si manda e si tramanda, un punto cardinale nella personale geografia urbana di ciascuno. Per questo raccontare i locali storici significa ricreare nuove mappe secondo percorsi originali ma sempre condivisi, e per farlo occorre una sensibilità originale.
Francesco De Filippo, scrittore, narratore e cronista, e Roberta Radini, street-photographer abituata a cogliere lo spirito peculiare delle città, ci riescono: l’uno con le parole l’altra con l’obiettivo portano il lettore alla scoperta di una realtà da sempre nota e da sempre ignota, andando oltre la soglia, oltre la vetrina per così dire, per raccontare i fatti, i personaggi, le emozioni, persino i singoli oggetti che di quella realtà sono la storia e la radice.
Il negozio, la bottega, il ristorante rappresentano uno dei più diffusi topos letterari, luoghi ricorrenti ed eletti per qualsiasi forma di narrazione. Questo è tanto più vero per Trieste, città dai mille volti e dall’anima stratificata, che nei locali più antichi riflette la sua stessa molteplicità.
Francesco De Filippo si inoltra in questo labirinto con la curiosità del cronista e la sensibilità del narratore, trovando il particolare, l’aneddoto, il carattere adatti a dare un’emozione prima ancora che una visione del luogo e della vita, non solo commerciale, che in quel luogo si esprime. A sua volta Roberta Radini sa cogliere in uno scatto i colori, i dettagli, la profondità delle cose e delle persone, capace com’è, con la sua macchina fotografica, di far parlare anche i muri.
Il risultato è un libro che è tante cose insieme: saggio, enciclopedia, racconto, album di memorie che appartengono a noi tutti, come l’anima complessa di Trieste.
Pietro Spirito
Nel primo volume Trieste. Locali storici e storiche botteghe ci eravamo augurati di poter continuare a raccogliere tante altre storie di commercianti per riuscire ad allestire un nuovo libro. E così è stato. Roberta Radini ha continuato a fotografare i “piccoli regni” di locali e botteghe, cercando sempre il dettaglio e la curiosità, Francesco De Filippo ha incontrato i proprietari, titolari di attività o gestori, raccogliendo quei dati storici, aneddoti, leggende che gli permettessero di cogliere, tra le righe dei racconti, quelle sfumature che riflettono la molteplicità di anime di Trieste.
Perché Trieste è una città unica e originale sia nella sua storia “ufficiale” che conseguentemente nella storia delle sue botteghe e dei suoi locali. Una storia iniziata nel 1719 quando Carlo VI d’Asburgo le concede il titolo di Porto Franco con tutto ciò che esso comporta. La nascita di un porto commerciale, punto strategico di traffici mercantili per una buona fetta di Europa e di mondo, fa sì che si sviluppino compagnie di navigazione e assicurative, banche e attività di ogni genere, richiamando forza lavoro da molti paesi. Poi le guerre e le occupazioni, la Trieste italiana nel 1954 e gli esodi rimescolano le carte. Questo per la grande Storia, che ha lasciato in città nella sua vita quotidiana, la mescolanza di odori, sapori e gusti delle genti che l’hanno creata con il loro lavoro e impegno imprenditoriale.
Ed è questo profumo che abbiamo voluto annusare curiosando nelle storie di locali e botteghe che annoverano anni e anni di attività, tramandata di padre in figlio, o ad aiutanti, commessi e garzoni che si sono messi in gioco diventando a loro volta imprenditori, o rilevata per il piacere e l’opportunità di portare avanti un nome e un “marchio”. Anche questa volta i proprietari di farmacie, librerie, bar, caffè, buffet, macellerie, ferramenta, orologerie, saloni di parrucchieri, negozi d’abbigliamento, di calzature, di ottica e di lane, gioiellerie, osterie, trattorie, ristoranti ci hanno aperto le porte dei loro negozi e lasciati liberi di curiosare. E a loro va il nostro ringraziamento per la cortesia con cui ci hanno accolto e l’attenzione con cui ci hanno raccontato le loro storie. Ancora una volta.
Federica Luser
5 Maggio 2020
Pubblicazioni, Volumi fotografici